Lo smalto:tecnica e storia 2

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LO SMALTO: TECNICHE E STORIA. Testo di Pier Luigi Fantelli. (parte seconda)

TECNICHE. Le tecniche applicative dello smalto sono essenzialmente tre, e concernono soprattutto il trattamento del supporto metallico: si tratta infatti di renderlo partecipe dell'aspetto estetico finale sfruttando a sua colorazione naturale. 
Le tecniche sono: - Champlevé - Cloisonné - Smalto traslucido (bassetaitle) - Pittura a smalto.

CHAMPLEVE'. Su di una lastra di rame di almeno due millimetri di spessore, con una puntasecca 0 una matita dura si riporta il disegno voluto. Con un bulino si toglie il rame, laddove deve andare lo smalto, fino alla profondità di circa un millimetro. I bordi di questo alveolo dovranno essere ben rifiniti per ottenere un effetto finale di pulizia e precisione. Gli alveoli possono essere anche ottenuti con un particolare metodo incisorio, quello dell'acquaforte. Si ricoprono sul disegno le parti che nella lastra non dovranno essere ricoperte da smalto, con una apposita vernice al bitume. Immersa la lastra nell'acido, questo corroderà il rame solamente nelle parti scoperte: si creeranno cosi alveoli che comunque saranno rifiniti con un bulino. Negli alveoli cosi ottenuti viene inserito lo smalto umidificato, mediante una spatola. Si procede quindi ad una prima cottura, seguita da altre fino ad aver raggiunto l'effetto desiderato. Naturalmente 10 smalto in alcune parti può aver debordato dall'alveolo; in questo caso viene asportato con frizioni di pietre dure ed acqua o con abrasivi sempre più fini. Così facendo però viene riflesso in luce il metallo sottostante, e in più lo smalto è ridivenuto opaco. Si procede perciò all'ultima fase, quella della cottura dopo un rinforzo del colon: fase che porta all'aspetto definitivo dello smalto champlevé: cosi chiamato proprio perché ottenuto dall'asportazione di una parte del rame della lastra (letteralmente = campo levato). 

CLOISONNE'. Mentre la tecnica a champlevé e sottrattiva, toglie cioè materia, la tecnica a cloisonné è additiva, aggiunge cioé materia alla lastra. Infatti, anziché scavare il rame o il metallo con alveoli, questi vengono realizzati mediante listelli metallici (cloisons)o piccoli fili (filigrane) che vanno saldati alla lastra stessa. In queste zone rilevate, rispetto al piano metallico, viene colato lo smalto, ottenendo una specie di vetrata, o mosaico, le cui tessere sono circoscritte esattamente dai listelli metallici. Il procedimento iniziale è simile a quello dello champlevé: su di una lastra Si riporta il disegno con puntasecca o matita dura. Su questa traccia viene sagomata una sottile lamina di rame, argento, od oro con una pinza, saldandola poi con argento. La laminetta può anche essere applicata direttamente su di uno strato preparatorio di smalto incolore, impiegato anche come adesivo, cotto poi leggermente. Negli alveoli così ottenuti si inserisce lo smalto come nello champlevé, facendo attenzione a non sovrapporre smalti differenti. Si passa quindi alla cottura e alta rifinitura. La tecnica su cloisonné si distingue dallo champlevé perché più lineare e quindi d'effetto più rigido, dovendo restare precisamente nei limiti dei fili metallici; laddove lo champlevé ha una sua relativa maggiore libertà. In compenso, lo spessore maggiore della cavità del cloisonné permette l'uso di foglie d'oro e d'argento, ottenendo perciò smalti traslucidi laddove lo champlevé utilizza per lo più lo smalto opaco.